IO, TE E LUI (IL CENTRO DEL NOSTRO MONDO)

Ci siamo conosciuti, ci siamo amati e abbiamo deciso di sposarci. E ora? La realizzazione della coppia, ma anche personale può passare attraverso la progettualità di diventare genitore e quindi attraverso la scelta consapevole di avere un figlio. Soprattutto ai giorni nostri quando l’utilizzo di metodi contraccettivi permette di decidere responsabilmente quando può avvenire questo passaggio.

L’arrivo del primo figlio trasforma la coppia in una famiglia a tutti gli effetti. Ma quali sono le motivazioni, spesso inconsce, che spingono i due a desiderare un figlio? Il bambino sembra rappresentare un prolungamento del sé individuale dei genitori e della relazione affettiva della coppia.

Può succedere, però, di desiderarlo per riempire un vuoto personale, magari quando la donna non è soddisfatta della relazione con il proprio marito. Questo è il caso della coppia fusionale nella quale i coniugi si aspettano una totale e reciproca condivisione spontanea da parte dell’altro nella relazione, senza accogliere ed accettare le differenze dell’altro che lo rendono una persona a sé stante. In questo caso il figlio rappresenta una rottura della relazione di coppia per permettere una nuova relazione fusionale tra il genitore e il figlio con il conseguente allontanamento dell’altro coniuge.

Nei matrimoni combinati, invece, (e questo è il caso delle coppie rigide-disimpegnate) il figlio è frutto di stereotipi sociali e quindi non può trovare uno spazio di intimità nella relazione perché non è frutto di un reale senso di generatività.

La nascita di un figlio introduce un nuovo ruolo e legame: quello genitoriale che è per sempre! La coppia passa dall’essere solo coppia coniugale al nuovo ruolo di essere coppia genitoriale. Se il matrimonio è causato da una gravidanza può essere più difficile raggiungere un equilibrio perché è stata «saltata» la fase della formazione dell’identità di coppia. Ciò significa che si troveranno a dover affrontare contemporaneamente due eventi critici: il matrimonio e la nascita del figlio. Non per questo queste coppie sono condannate ad una rottura, dovranno solamente affrontare due compiti di sviluppo contemporaneamente e potrebbe non essere semplice.

L’ingresso di un nuovo membro nella coppia costituisce l’evento tipico normativo di questa fase che segna il passaggio dalla diade coniugale alla triade familiare. Ad ogni evento critico della storia di una famiglia sono associati dei compiti di sviluppo: in questo caso di deve far fronte ad una rinegoziazione dei ruoli e delle posizioni nei confronti della propria famiglia d’origine. Infatti, la nascita di un bambino provoca un maggior coinvolgimento delle famiglie d’origine e i neogenitori «salgono» di una generazione.

Le tipiche difficoltà che si manifestano quando i genitori non riescono a compiere questo passaggio si presentano attraverso i conflitti sulle regole, sugli impegni e sulle responsabilità genitoriali e attraverso l’incapacità di esercitare l’autorità e porre regole e la scarsa definizione dei confini generazionali.

Un altro compito di sviluppo è quello di ridefinire la relazione coniugale. Accanto all’effetto gratificante di sentirsi uniti da un compito comune che aumenta la coesione familiare, il risvolto della medaglia comprende l’aumento di tensioni e conflitti, inoltre la donna può attraversare un momento depressione nei mesi successivi al parto. È necessario che la coppia crei dei confini chiari tra quella che è la relazione di coppia e quella che sarà la relazione genitoriale.

Infine, ricordiamo che uno dei compiti di sviluppo riguarda la costruzione di ruoli e funzioni genitoriali: i genitori devono arrivare a negoziare il tipo di atteggiamento educativo che si avrà con il figlio. Ci vuole una coerenza educativa, perché un atteggiamento educativo non condiviso crea nel bambino la convinzione che le regole non hanno valore e possono essere trasgredite e scredita l’immagine del genitore stesso in quanto autorità.

I neogenitori cambiano il modo di relazionarsi con le famiglie di origine per la diversa rappresentazione che, a livello individuale, familiare e sociale, deriva loro dall’assunzione di un ruolo adulto (quello genitoriale). Il compito della generazione più anziana è quello di sostenere, anche con le opportune distanze i propri figli nel ruolo dei genitori assumendo la nuova identità di nonni ma cercando di non invadere il campo. Non bisogna però creare rapporti troppo distanti o al contrario troppo invischiati.

È importante che i nuovi genitori abbiano completato il processo di individuazione dalla propria famiglia regolando le distanze altrimenti si corre il rischio di trovarci in situazioni poco funzionali. Per esempio, riguardo all’educazione del figlio ci potranno essere invasioni di campo da parte di madri, suocere o parenti e allo stesso modo i genitori anziani possono sentirsi in dovere di aiutare i figli nell’educazione della prole o al contrario sentirsi esclusi.

Concludendo possiamo dire che è tutto un gioco di equilibrio tra conflitti relazionali tra genitori e figli e regolazione delle distanze.

Fonte: Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A., (2002). Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia.

Foto: Foto di Stephanie Pratt da Pixabay